Nel mese di giugno del 2022 è stato raggiunto un accordo sulla direttiva Ue in merito al tema del salario minimo.
La Commissione per l’occupazione e gli affari sociali del Parlamento Europeo annuncia il raggiungimento di un accordo riguardo la direttiva Ue in riferimento al salario minimo. Un intesa che prevede una legge tramite cui poter garantire salari minimi adeguati ed equi all’interno dell’unione europea. Grazie a tale accordo si potranno così attuare nuove modalità e regole in tutela della dignità del lavoro.
Intesa sulla direttiva europea per il salario minimo: cosa prevede
L’accordo raggiunto a Strasburgo dall’Unione Europea fissa alcuni criteri in riferimento ai salari minimi che possano renderli adeguati e riescano così a contrastare le tecniche di concorrenza sleale. La direttiva sul salario minimo vuole garantire salari corretti ed adeguati, riducendo in tal modo le forti disuguaglianze presenti e i contratti lavorativi precari. Stabilisce alcune procedure per promuovere la contrattazione collettiva per stabilire i salari minimi e incrementare l’accesso alla tutela del salario minimo. Ogni due o quattro anni Consiglio e Parlamento avranno il compito di aggiornare, assieme alle parti sociali, il valore dei salari minimi. L’obiettivo finale è, come ha dichiarato il commissario Ue al lavoro Schmit, riuscire ad ottenere una situazione in cui nessuno si trovi in povertà mentre lavora.
Il ministro Andrea Orlando ha definito tale accordo come un “assist per il lavoratori“, ma non mancano sulla scena politica voci ed opinioni contrastanti sul tema del salario minimo. L’Italia infatti fa parte di quei Paesi dell’Unione Europea che non prevede una regolamentazione in materia. E il tema apre quindi un dibattito all’interno del governo e delle diversi parti sociali. In Italia, secondo la Cisl, l’attuazione della direttiva europea potrebbe rappresentare una soluzione utile per rafforzare i minimi contrattuali di quelli sottoscritti dalle organizzazioni rappresentative. Variando così, per esempio, gli stipendi medi degli under 30, stimati inferiori del 30% rispetto alla media degli stipendi nazionali.