Il Governo sta varando un pacchetto di riforme per accelerare i pagamenti della Pubblica Amministrazione. Le soluzioni sono le compensazioni e l’abbassamento dei filtri fiscali.
Nel Decreto di aprile sono state inserite tre norme che hanno come obiettivo quello di velocizzare i pagamenti della Pubblica Amministrazione ai fornitori. Si tratta però di un passaggio molto complicato e sempre sottoposto alle diverse richieste delle forze politiche e ai limiti fisici dell’indebitamento.
Un altro aspetto da considerare è sicuramente la velocità delle emissioni di titoli di Stato. Proprio l’intreccio di questi tre fattori determinerà i cambiamenti che subirà il decreto e quindi la velocizzazione dei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione.
Però, mentre si cerca di dare più liquidità alle imprese, rimane da sciogliere un nodo fondamentale, ovvero che lo Stato si assuma l’onere di pagare i propri debiti verso le imprese o, in alternativa, venga data alle aziende la possibilità di compensare i debiti con i crediti.
Ma per poter passare ai fatti è necessario che venga trovata un’intesa sul Decreto che riesca a facilitare e velocizzare i pagamenti della Pubblica Amministrazione. Vediamo quali sono le possibili soluzioni.
Le norme nel nuovo decreto
La Pubblica Amministrazione ha al suo interno circa 30 miliardi di debiti scaduti, molti dei quali relativi alla sanità e agli enti territoriali.
In ogni caso però i pagamenti che deve la Pubblica Amministrazione sono nei confronti delle imprese e le tre norme inserite nel decreto, puntano a velocizzare proprio questo aspetto. Nello specifico queste tre norme riguardano:
- le anticipazioni di liquiditÃ
- la modifica o sospensione del filtro fiscale
- l’aumento del tetto delle compensazioni
Le soluzioni ai pagamenti della Pubblica Amministrazione
Una delle prime soluzioni avanzate è relativa ad una nuova edizione del Decreto sblocca-pagamenti già avviato nel 2013. Per intraprendere questa strada però sarebbe necessario appoggiarsi a nuove anticipazioni della Cassa Depositi e Prestiti agli enti territoriali.
La Cassa è impegnata in altri filoni e per attuare questa risoluzione dovrebbe intervenire la liquidità garantita dello Stato. Il problema è che però si finirebbe con lo scaricare su fornitori e aziende le difficoltà degli enti territoriali.
Un altro importante aspetto è relativo alla sospensione del filtro fiscale, ovvero la verifica sull’assenza delle cartelle non pagate dai fornitori per liquidare le fatture sopra i 5 mila euro. Alla base di questa decisione ci sono anche delle motivazioni logistiche.
Infatti se i pagamenti della Pubblica Amministrazione, le misure ridotte che la interessano, i problemi rispetto alla verifica aumenterebbero. A questo si aggiunge anche il fermo a cui sono sottoposti gli agenti della riscossione, bloccati fino a fine maggio.
La diretta conseguenza è la mancata verifica su eventuali iscrizioni al ruolo di contribuente, e quindi, il blocco di compensazioni e rimborsi.
Le problematiche dello stop
Il blocco totale ha anche fermato l’altra possibile strada relativa alla liquidazione diretta del rimborso. Questa infatti deve essere preceduta da una richiesta di compensazione da parte degli stessi agenti di riscossione. Perciò, in condizioni come queste, il filtro fiscale mette il pagatore pubblico in una condizione di forza rispetto ad un creditore privato.
Quest’ultimo sarebbe quindi chiamato a sopportare anche l’inceppamento dei rimborsi. Per risolvere questo problema si è ventilata l’ipotesi di alzare la soglia per far scattare il filtro fiscale da 5 mila a 10 mila euro. Inoltre l’ipotesi che riguarda le compensazioni sembra essere quella di elevare il limite attuale, pari a 700 mila euro, a un milione di euro.
Questo permetterebbe a tutti gli imprenditori, che sono in credito rispetto ai pagamenti della Pubblica Amministrazione, di evitare di richiedere nuove linee di finanziamento. Perciò tutte le imprese e i lavoratori che si sono visti rinviare i pagamenti delle ritenute d’acconto, dell’Iva e dei contributi previdenziali dovranno saldare il conto.
La cifra ammonterebbe a circa 2,5 miliardi di euro, solo per quello che riguarda Iva e Irpef. Per questo motivo le imprese hanno chiesto al Governo di alzare il tetto delle compensazioni fino a 5 milioni di euro.
In questo modo si riuscirebbe a garantire un vero sostegno alla liquidità , anche per realtà di dimensioni più grandi, le quali hanno beneficiato del rinvio dei versamenti.
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