Nessuna “edizione straordinaria”.
Dopo il “lunedì nero” (in realtà, se paragonato a quello dell’ottobre (19) 1987 (a Wall Street, quel giorno, il Dow Jones chiuse a – 22,6%), potremmo definirlo “grigio antracite”: le perdite più pesanti sono quelle fatte registrare dalla borsa di Tokyo, con il Nikkei che ha perso, in quel giorno il 12,5%, mentre sulle altre piazze le perdite sono state molto più contenute), agosto (anzi, il “generale Agosto”, soprannome derivante dal fatto che agosto, qui da noi, è solitamente un mese “chiuso per ferie”, cosa che invece non succede in altri Paesi, come conferma il fatto che oggi praticamente tutti i mercati finanziaria mondiali sono aperti, tranne il nostro…), ha ripreso la sua marcia: pur rimanendo ancora sotto i massimi fatti registrare circa 1 mese fa (si va dal – 13,69% di Tokyo al – 11% di Parigi, passando per il – 7,67% del Nasdaq sino al – 3,69% dello S&P 500), ormai lo scivolone del 5 agosto è stato completamente riassorbito e la caduta di Tokyo si può dire che vale solo a fini statistici “a futura memoria”.
Ieri il “solito” dato sull’inflazione americana ha contribuito a confermare il “buon umore” dei (pochi) investitori operativi, con tutti i mercati in sostanziale rialzo. A spingere le quotazioni le aspettative, sempre più forti, di un taglio dei tassi, da parte della FED, nella prima riunione di settembre. Per la prima volta dal 2021, l’inflazione americana è scesa sotto il 3% (2,9%, mentre quella core, al netto di energia ed alimentari, è ancora leggermente sopra, al 3,2%). La “centralità” del tema inflazione per i cittadini americani è evidenziata anche dalle voci relative alla presentazione, da parte della candidata democratica Kamal Harris: a quanto si dice la priorità sarà il contenimento dei costi per i ceti medi e popolari, i più colpiti dagli aumenti dei prezzi. Non a caso, circa la metà dei cittadini americani si dice seriamente preoccupata per le condizioni economiche che stanno attraversando gli Stati Uniti.
A questo punto non è più il dubbio “taglio sì – taglio no”, quanto di quale entità sarà: 0,25 o 0,50%? A prevalere la prima ipotesi, con il 56% dei pareri favorevoli, contro il 44% di contrari. Allo stesso modo, ormai solo il 13% degli analisti continua a temere ci possa essere un hard landing dell’economia americana da qui a 12 mesi, con il 76% che è convinto che si arriverà ad un atterraggio morbido. E in molti ritengono che da qui a 12 mesi i tagli saranno almeno 4.
Nessun segnale, pertanto, di agitazione o di allarme sui mercati. Né la situazione geo-politica, per quanto “in movimento” (si pensi alla “contro-invasione” – quasi un’azione dimostrativa da parte ucraina – di alcuni territori di confine con la Russia), al momento sembra in grado di allarmare più di tanto gli investitori.
Come detto, oggi mercato italiano chiuso per Ferragosto. Non così il resto del mondo.
La giornata asiatica ci è chiusa ovunque positivamente, con il Nikkei a + 0,78%.
Shanghai + 0,81%, Kospi di Seul + 0,88%. Meno brillante Hong Kong, con l’Hang Seng si è mantenuto intorno alla parità.
Petrolio sugli scudi, con il WTI a $ 78,00, + 1,21%
Gas naturale Usa in leggera ritirata, a $ 2,199 (- 1,04%).
Oro a $ 2.471, + 0,49%.
Spread a 137 bp, con il BTP a 3,56%.
Bund al 2,19%.
Treasury al 3,84%.
€/$ 1,097, – 0,34%.
Bitcoin a $ 57.050, – 3,65%.
Ps: 55 anni. Tanti ne sono passati dal 15 agosto 1969, il giorno in cui ebbe inizio il Festival di Woodstock, forse il più celebre che si ricordi, che durò 3 giorni. Le previsioni davano tra i 50 e i 70.000 partecipanti: ne arrivarono oltre 500.000, con molti musicisti costretti ad arrivare un elicottero in considerazione che tutte le strade erano bloccate. Un’estate davvero clamorosa quell’anno. Il 20 luglio ci fu il primo sbarco sulla luna, anche se, in realtà, i primi passi vennero effettuati 6 ore dopo, quando ormai si era al 21. Ma forse la portata dell’evento musicale fu ancora maggiore, per la sua simbologia e la forza del suo messaggio, è stato ben maggiore alla “conquista” della luna.