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Direttore: Alessandro Plateroti

Previsioni economiche del 31 luglio: mica tanto “uber alles”.

SFDR

Il richiamo a Italia-Germania 4-3, forse la partita (per noi italiani, di certo non per i tedeschi….) più epica che si ricordi (per i più giovani: Messico 1970), da cui sono stati tratti film e libri, può sembrare eccessivo: un condensato in cui c’è tutto, dalla noia della partita “regolamentare” all’adrenalina dei tempi supplementari, dal baratro della sconfitta all’euforia irrefrenabile della vittoria, dagli errori quasi imperdonabili (per professionisti di quei livelli) a prodezze irripetibili (peraltro nel giro pressochè di 1 minuto, e sempre da parte dello stesso giocatore). Insomma, una “vita” racchiusa nell’arco di 120’ (a quell’epoca i recuperi si limitavano a pochi, pochissimi minuti, e il VAR non c’era): che poi è la vera bellezza dello sport, capace di racchiudere in pochi attimi emozioni indimenticabili.

Al di là del puro significato sportivo, quella partita assunse anche una forma di “rivincita” del nostro Paese nei confronti di quello che (giustamente) era considerato un “modello” da un punto di vista economico, oltre che per quanto riguarda i comportamenti “individuali”, fatti di rispetto delle regole, puntualità, senso dello Stato, etc: la “cicala” che sconfigge la “formica” (anche se solo 4 anni prima avevamo subito l’eliminazione più umiliante che si ricordi, “mandati a casa” dalla Corea del Nord, in cui il calcio sta allo sport come da noi forse neanche il badminton, con tutto il rispetto per chi lo pratica..).

Oggi le cose sono un po’ cambiate: un discorso che si può applicare sia allo sport che all’economia che agli stili di vita quotidiani (non per niente spesso lo sport “identifica” la forza di un Paese, essendo l’espressione di un tipo di vita e delle abitudini comportamentali dei singoli).

I dati del 2° trimestre confermano, una volta di più, la “crisi d’identità” che sta attraversando la Germania: sono infatti quasi 2 anni che l’economia in quello che era considerato il Paese più forte in Europa non cresce. Anche in questa occasione le previsioni, che lasciavano intravedere un, seppur modesto (+ 0,1%) balzo in avanti, sono state smentite. Berlino si ritrova, quindi, a fare i conti con numeri che, se proprio non significano recessione (si parla comunque di una contrazione non superiore al – 0,1% nel trimestre), qualcosa vogliono dire. Quello che  emerge è che la Germania continua a pagare il prezzo più salato di un’accoppiata (Covid prima, ma ancor di più guerra russo-ucraina poi) che ha avuto ricadute ben più gravi rispetto ad altri Paesi: la dipendenza energetica dalla Russia e il forte interscambio commerciale, nonché la presenza di molte aziende tedesche che, in virtù degli stretti rapporti tra i 2 Paesi sin dai tempi di Schroeder (comunque “portati avanti” anche dalla Cancelliera Merkel), avevano deciso di investire in quel Paese, hanno “tagliato le gambe” all’economia, a cui la politica non è stata in grado di dare risposte (non a caso anche da quelle parti si assiste ad una grave “crisi di rappresentanza”). Se a questo aggiungiamo il fatto che l’inflazione non accenna a diminuire (a luglio ha fatto segnare ancora un + 2,3%, un livello leggermente superiore rispetto a giugno), con un’inflazione di fondo (al netto dei prezzi di energia ed alimentari) ferma al 2,9%, ecco che ne emerge un quadro per lo meno a tinte fosche.

Di contro ci sono Paesi che continuano a “farsi largo”.

Tra questi la Spagna è senza dubbio quello che maggiormente stupisce: nel trimestre scorso la crescita è stata dello 0,8%, ben sopra il già buono 0,5% che prevedevano gli analisti, che ha portato la crescita annua al + 2,9%, contro attese di un + 2,6%. Tanto per fare un raffronto, l’Italia e la Francia, che insieme a Germania e Spagna costituiscono le economie “trainanti” della UE e dell’Eurozona, sono cresciute, nel trimestre, rispettivamente dello 0,2% e dello 0,3%, con una crescita su base annua che fatica ad arrivare all’1%. Da segnalare che, mentre negli altri Paesi la crescita è sostenuta soprattutto dai servizi (da noi, tanto per fare un esempio, si parla di una crescita delle presenze straniere e della loro spesa che arriva a sfiorare il + 20%, con un contributo al PIL di oltre 15 punti), in Spagna l’industria continua a ad avere un ruolo molto positivo (cosa che da noi non succede, anche a causa di costi energetici, per quanto in diminuzione, ben maggiori rispetto a quelli dei nostri “competitors”: limitando il discorso all’energia elettrica, da noi si paga il 42% in più rispetto alla Germania, l’84% in più vso la Spagna, addirittura il 174% in più vso la Francia).

Alla fine, comunque, si torna sempre lì: che ci siano “aree di miglioramento” è evidente a tutti, che sino a quando la Germania non risolverà i suoi problemi anche l’Europa ne continuerà a subire le conseguenze, che se le Banche Centrali non metteranno mano ad una politica monetaria un pochino (non tanto, un pochino) più accomodante, se non saremo in grado (soprattutto noi italiani) di “spendere” presto e bene le formidabili risorse che il PNRR ci ha messo a disposizione (circa € 200MD) vivremo sempre con lo “spauracchio” della recessione. Che però, in considerazione anche della forza che gli USA continuano a dimostrare, rimane pur sempre “solo” uno spauracchio, per ora tenuto a debita distanza.

Oggi ultima giornata di un mese indubbiamente a “luci ed ombre” per quanto riguarda i mercati finanziari, molti dei quali chiuderanno con un saldo negativo.

E’ il caso di quelli asiatici, che lasciano sul terreno, nel mese, circa 2 punti, come nel caso di Tokyo e Hong Kong, o quasi 1 punto, come le piazze cinesi.

Questa mattina, peraltro, l’ottimismo è tornato a impadronirsi dei listini, con il Nikkei di Tokyo che si appresta a chiudere intorno al + 1,50%. Ancora meglio, a Hong Kong, l’Hang Seng e, in Cina, Shanghai, entrambi prossimi al + 2,10%.

Ieri sera, invece, chiusure contrastate a New York, con il Dow Jones a + 0.5% e il Nasdaq a – 1,3% (S&P 500 – 0,5%, Russell 2000 + 0,35%).

Futures in grande spolvero ovunque, a partire dal Nasdaq  (+ 1,52%).

EuroStoxx a + 1%.

In ripresa il petrolio, con il WTI che sale del 2% ($ 76,32).

Gas naturale Usa a $ 2,143 (+ 0,61%).

Oro che si riavvicina ai massimi, a $ 2.443 (+ 0,52%).

Spread poco mosso, a 135,1 bp.

BTP al 3,69%.

Bund 2,33%.

Treasury ancora in discesa, a 4.14%.

€/$ a 1,0819, con il $ che continua nei suoi segnali di forza.

Bitcoin che cerca la strada del recupero, portandosi, dopo essere sceso a $ 65.500, a $ 66.410.

Ps: che lo sport abbia una fortissima valenza economica credo sia chiaro a tutti. A confermarcelo sono, tanto per cambiare, le Olimpiadi.

Il Comitato Olimpico francese si appresta, infatti, ad incassare circa $ 4 MD. E l’impatto economico stimato per l’economia francese si aggira, secondo le ultime rilevazioni, a circa $ 11MD, con oltre 9 ML di biglietti venduti per assistere alle varie gare e il 30% riveniente dal turismo. E pensare che noi siamo stati capaci di dire di no alla candidatura di Roma come sede di uno dei prossimi giochi…

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ultimo aggiornamento: 31 Luglio 2024 9:00

Previsioni economiche del 30 luglio: nuovi mondi.