Questi titoli vengono emessi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Scopriamo cosa sono e a cosa servono.
I titoli di Stato sono obbligazioni emesse periodicamente per conto dello Stato, con lo scopo di finanziare il proprio debito pubblico o il deficit pubblico. I diritti di credito incorporati nel titolo possono essere corrisposti al sottoscrittore del prestito sia mediante lo scarto di emissione, sia mediante il pagamento di cedole (fisse o variabili) durante la vita del titolo. Alla scadenza dell’obbligazione, lo Stato rimborsa il capitale iniziale.
Titoli di Stato: quali tipologie?
Il Ministero emette cinque categorie di titoli di Stato. Hanno tutte diverse caratteristiche per quanto riguarda la loro scadenza, il rendimento e le modalità dei pagamenti degli interessi.
– Buoni Ordinari del Tesoro (BOT), che durano 3, 6 o 12 mesi;
– Btp Italia, che durano 4, 6 o 8 anni;
– Certificati di Credito del Tesoro (CCT), della durata di 7 anni;
– Certificati del Tesoro Zero Coupon (CTZ), della durata di 24 mesi;
– Buoni del Tesoro Poliennali (BTP), che possono durare 3, 5, 10, 15 o 30 anni;
– Buoni del Tesoro Poliennali Indicizzati all’inflazione europea (BTP€i), della durata di 5 e 10 anni.
Titoli di stato: come acquistarli?
Per acquistare un titolo di stato, possiamo operare secondo due modalità. In asta al momento dell’emissione, oppure sul mercato secondario successivamente. In ogni caso, è necessario farlo tramite una banca o un intermediario finanziario.
Per l’acquisto tramite asta, il cui calendario è pubblico, l’acquirente deve prenotare la quantità desiderata (minimo 1.000 Euro) con almeno un giorno di anticipo rispetto alla data dell’asta. Invece, per quanto riguardo l’acquisto di titoli sul mercato secondario, questo riguarda i titoli di Stato già in circolazione. In questo caso, l’acquirente ha lo svantaggio di dover pagare le commissioni all’intermediario finanziario, ma ha il vantaggio di conoscere già il prezzo di acquisto e vendita.
Fino al 1999, tali titoli erano consegnati fisicamente, in forma cartacea, all’acquirente, che doveva poi recarsi in banca per riscuotere gli interessi. Invece, al giorno d’oggi l’acquirente è in possesso di una prova d’acquisto e di possesso, ossia la ricevuta bancaria e l’estratto conto dei titoli registrati a lui intestati.
Titoli di Stato: quali sono i rischi?
Questo tipo di obbligazioni è considerato la forma di investimento con il minore rischio finanziario. Di conseguenza, sono un’ottima opportunità per chi vuole investire i propri risparmi senza rischiare troppo. Infatti, si può dire che è molto difficile, se non impossibile, che lo Stato fallisca. Nella storia ci sono state alcune eccezioni, come ad esempio in Argentina, Grecia e Islanda.
Esistono i seguenti rischi:
– rischio di liquidità, cioè l’evenienza che non si riesca a vendere il titolo quando se ne ha bisogno.
– rischio di credito, ossia quando l’emittente non paghi quanto dovuto, in tutto o in parte.
– rischio di cambio, per chi acquista un titolo in valuta diversa da quella del Paese in cui vive.
– rischio di inflazione, ossia l’evenienza che l’aumento dei prezzi eroda il valore del capitale investito e degli interessi.
Abbiamo visto come i titoli di Stato siano, di fatto, un caso particolare di obbligazione, strumento finanziario di applicazione più ampia. Per scoprire come funzionano le obbligazioni in termini più generali possiamo consultare questa guida.
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