L’esito delle elezioni europee continua a “tenere banco”, influenzando l’andamento dei mercati finanziari (da questa parte dell’oceano: viste da Wall Street, invece, le vicende europee sembrano molto più lontane di quanto l’oceano possa far pensare).
A condizionare l’umore di investitori, operatori e analisti non è tanto quello che succederà a Strasburgo, sede del Parlamento Europeo (si da per scontato che, per quanto con qualche seggio in meno, la maggioranza non dovrebbe cambiare) quanto, invece, la “radicalizzazione” in atto in alcuni Paesi, Francia in testa. Il tentativo di Macron di “arginare” l’avanzata dell’estrema destra appare, ad alcuni osservatori politici, una mossa quasi disperata, che potrebbe portare ad una difficile convivenza politica (il Presidente francese ha affermato in maniera netta che, qualunque possa essere l’esito elettorale, non si dimetterà).
Al di là dei richiami al passato, secondo alcuni analisti l’eventuale vittoria dell’estrema destra potrebbe avere conseguenze sulla solidità dei conti della Francia. Già Moody’s ha messo le mani avanti, dichiarando apertamente che in caso si replicasse il risultato di domenica ci sarebbe un downgrade del debito francese. Va detto che anche in passato (2014-2019) la destra aveva vinto, ma poi, nelle successive elezioni politiche, non era riuscita a confermare la vittoria: da qui, senza dubbio, la decisione di Macron di indire, in tempi rapidissimi (la finestra più “stretta” che la Costituzione francese consente), le elezioni del 30 giugno/7 luglio, anche per non consentire alle opposizioni di organizzarsi a dovere (qualcosa, in questo senso, inizia ad intravedersi, con i gollisti repubblicani a rischio spaccatura).
La reazione dei mercati europei, al momento, sembra “nell’ordine delle cose”. Bisogna altresì ricordare come le quotazioni arrivino da mesi di rialzi, in alcuni frangenti quasi irrefrenabili. Normale che alcuni investitori preferiscano “mettersi liquidi” piuttosto che attraversare le turbolenze tipiche “dell’alta quota”.
Più che i valori di borsa, peraltro, l’instabilità maggiore è quella che traspare dagli spread, come spesso accade la “prima vittima” dell’instabilità.
In Francia il rendimento degli OAT (l’equivalente dei nostri BTP) ieri è salito sino a toccare il 3,33%, per poi scendere al 3,24%, con lo spread verso il Bund tedesco che è arrivato a 60bp, massimo dall’autunno scorso. Il movimento ha trascinato anche i nostri BTP, che hanno toccato il 4,18% (4,08% in chiusura), con lo spread a 150 bp.
Come sempre, in situazioni come queste si evidenzia in tutta la sua problematicità la dimensione del debito (soprattutto per il nostro Paese).
Ma non è solo questo il tema: se si dovessero confermare le temute condizioni politiche ad essere messa in discussione potrebbe essere la stessa idea di Europa, con alcuni Governi che farebbero del “nazionalismo” il loro manifesto e che potrebbero portare ad una revisione degli accordi politici, se non addirittura degli stessi trattati. Ancora una volta a pagare il prezzo maggiore sarebbero gli “anelli deboli”, con il nostro Paese, anche per il ruolo di “protagonista” che, nonostante tutto, ancora gli compete, a guidare questa poco positiva classifica.
Al “netto” della situazione politica va detto che, sul fronte dei tassi, almeno per quanto riguarda l’Europa, il mercato “respira” aria di ribassi. Qualcuno si spinge a ben 3 ulteriori ribassi entro la fine dell’anno (una previsione forse troppo ottimistica: un ribasso dello 0,75% – pari a 3 tagli da 0,25% – sembra scontrarsi con le dichiarazioni della Presidente Lagarde, che ha previsto, per la lotta all’inflazione, un percorso “accidentato”, quindi “non lineare” e difficilmente “predeterminabile”). Più probabile, quindi, che ci si fermi a 2, per poi proseguire nel 2025, anno in cui si prevede un “atterraggio” intorno al 2,25%.
Ieri sera, a Wall Street, 27° record, da inizio anno, per lo S&P 500, in rialzo dello 0,3%.
Ancora più forte il rialzo del Nasdaq (+ 0,71%), trascinato nuovamente dalla “stella” di Apple, che ha festeggiato con un + 7,2% l’annuncio del suo “ingresso” nel mondo dell’AI, dopo l’accordo con OpenAI di Sam Altman, che tanto sta facendo arrabbiare Elon Musk (tipo peraltro alquanto irascibile). Ma la performance del titolo dell’azienda di Cupertino (tornata di prepotenza oltre i $ 3.000 MD di capitalizzazione) la dice lunga su quale parte sta il mercato.
Questa mattina mercati asiatici ancora contrastati.
A farsi notare oggi è Shanghai, in rialzo dello 0,34%.
Negativi, invece, il Nikkei, in calo dello 0,66%, e, a Hong Kong, l’Hang Seng, che scivola dell’1,04%.
In rialzo, per il momento, Singapore e Mumbai, con variazioni comprese tra lo 0,2 e lo 0,4%.
In rialzo ovunque i futures, con quelli europei (mediamente + 0,45/0,50%) decisi a far dimenticare la giornata di ieri.
Più moderato il rialzo a New York (0,10%).
Petrolio nuovamente in crescita, con il WTI a $ 78,53 (+ 0,69%).
Gas naturale Usa che “consolida” sopra i $ 3: 3,109, – 0,83%.
Oro che riprende quota questa mattina, portandosi a $ 2.334 (+ 0,22%).
Spread che cerca di ritornare a valori più “consoni”, dopo il picco di ieri: in apertura fa segnare 142,7 bp.
BTP che riparte dal 4,06%.
Bund stabile, a 2,63%, a conferma che a “soffrire” sono i Paesi periferici.
Treasury 4,40% dal 4,45% del giorno precedente.
€/$ a 1,0741.
Bitcoin ancora sotto pressione, a $ 67.262 (stabile però questa mattina).
Ps: il 12 giugno 1991, nelle Filippine, il vulcano Pinatubo ebbe una vera e propria esplosione, che provocò una colonna di fumo e cenere alta 19 km che, come forse alcuni ricorderanno, ha modificato, quell’estate, clima. Come successe, ben prima (era il 1815) al vulcano Tambora: un disastro che provocò uno sconvolgimento climatico, causa “dell’anno senza estate”. Che in Europa ebbe conseguenze drammatiche, con una carestia devastante, resa ancora più grave dalle guerre napoleoniche, che provocò la morte di migliaia di persone. Ma non solo di persona: morirono, infatti, anche migliaia di cavalli, al punto che era diventato difficile trovarli. Anche per questo, pare, un certo Karl Drais inventò un mezzo di trasporto che, anziché degli equini, aveva bisogno della forza delle gambe (e dei piedi). Il suo nome? Laufmaschine, tradotto “la macchina per correre”. Era il 12 giugno 1817. Nasceva la bicicletta.