Spesso il confine tra un giudizio positivo ed uno negativo è molto sottile. Ne sono un chiaro esempio i risultati elettorali: quasi sempre, anche il meno positivo dei dati viene sezionato e confrontato con quelli del passato e, come per incanto, si riesce ad individuare una chiave di lettura che lo fa sembrare un successo.
Le vicende economico/finanziarie si possono prestare anche loro alle più diverse interpretazioni.
Prendiamo, per esempio, la crescita globale dell’anno che si è concluso qualche settimana fa.
Secondo il Fondo Monetario Internazionale il PIL globale ha toccato, nel 2023, il record di $ 105 trilioni (105.000 MD), facendo registrare una crescita del 3%. Eppure, lo stesso Fondo Monetario aveva previsto, per lo stesso periodo, un’avanzata dell’economia non inferiore al 4,3%. Stesso discorso per il 2022, quando, contro il + 4,9% previsto a livello globale, ci si era fermati al + 3,5%. Sono venuti a mancare, quindi, circa $ 2.000 MD (più o meno il PIL dell’Italia).
In termini assoluti certamente un risultato non soddisfacente.
Ma se guardiamo agli accadimenti degli ultimi 2 anni le prospettive cambiano. La guerra in Ucraina ormai va avanti da 2 anni, senza che si intravedano vie d’uscita, con i negoziati per la pace che latitano.
Sempre a livello geopolitico si vive nel timore che la crisi medio-orientale possa sfuggire di mano: non è un caso che, per l’ennesima volta, il Segretario di Stato Usa, Antony Blinken sia nuovamente volato a Gerusalemme per una nuova tornata di incontri (oramai Netanyahu sembra quasi “commissariato” dall’Amministrazione Usa, a conferma di un rapporto politico con il Presidente Biden oramai ai minimi storici).
La Cina è attraversata da una delle più gravi crisi economiche che si ricordino, con la crescita che fa molta fatica a rimanere “aggrappata” al 5%, limite ritenuto un o “spartiacque”, sotto il quale si aprirebbero scenari ancora più gravi.
L’inflazione è rientrata e oggi fa meno paura. Ma le nuove difficoltà per le forniture provenienti dal Pacifico non lasciano tranquilli, moltiplicando la paura che i maggiori costi che le Compagnie marittime stanno sopportando (si calcola non meno di $ 1ML a cargo) possano trasferirsi sui prezzi finali.
Eppure, la ricchezza globale è passata dai $ 99.000 MD di fine 2021, arrivando, appunto, ai $ 105.000 MD di fine 2023.
Chiaro che, se messo a confronto con le previsioni degli ultimi 2 anni, il risultato non può lasciare soddisfatti.
Ma se lo “contestualizziamo”, la sua lettura appare immediatamente più positiva: la tanto temuta recessione non si è vista, l’inflazione è sempre più vicina al “target” (2%), l’occupazione continua a lanciare segnali rassicuranti, le Banche Centrali lasciano presagire, anche se con più cautela, una riduzione dei tassi che oramai appare ineluttabile.
In tutto questo, i mercati (a parte quelli cinesi, appesantiti dalla crisi immobiliare e da una presenza “statale” eccessivamente invasiva, che toglie “libertà di manovra” agli operatori), dopo aver finito il 2023 quasi in uno stato di euforia, continuano a “scommettere” sulla crescita e sulla capacità delle aziende di confermare i buoni risultati ottenuti nel 2023. Mentre i rendimenti dei titoli obbligazionari, già clamorosamente scesi rispetti ai picchi di fine ottobre, per quanto, in parte, già scontino i futuri ribassi delle Banche Centrali, proseguono, seppur più lentamente, la loro discesa.
Clamorosi rimbalzi, questa mattina, dei mercati cinesi: Shanghai è in progresso del 3,23%,mentre a Hong Kong l’Hang Seng sfiora addirittura il 4%. A dare “fuoco alle polveri” le dichiarazioni da parte della Central Huijin Investment (una sorta di Cassa Depositi e Prestiti cinese), che ha ribadito la volontà di rafforzare il proprio ruolo nel Paese. Allo stesso modo, l’autorità di vigilanza del mercato (un po’ la nostra Consob) ha detto che intraprenderà azioni rivolte ad incentivare la grandi società di asset management ad entrare sul mercato.
Debole, invece, a Tokyo, il Nikkei (- 0,53%).
Sulla falsariga anche Seul e lo S&P AS200 di Sidney.
Positivi i futures, di qua e di là dell’oceano.
Leggera risalita per il petrolio, con il WTI che si porta a $ 73 (72,99), + 0,19%.
Sempre sul crinale dei $ 2 il gas naturale Usa (2,079, – 0,29%).
Piatto l’oro, a $ 2.044,90.
Spread a 154 bp.
BTP sempre in area 3,85/3,90% (3,87%).
Bund che torna a salire (2,31% verso il precedente 2,24).
Treasury a 4,13%.
Nuovo rafforzamento del $ vso € (1,0759).
Bitcoin di nuovo sotto i $ 43.000 (42.742).
Ps: Piero Angela, uno dei più grandi ricercatori, oltre che uomini di cultura, del secolo scorso (ma anche un grande pianista), è morto nel 2022. Esce oggi il suo ultimo libro postumo, una raccolta di riflessioni che spaziano dalla scienza, come ovvio, alla filosofia. Una sorta di testamento, quindi. In cui ricorda che, comunque, alla base di tutto, dei nostri comportamenti e della nostra vita, non ci può che essere un sentimento. L’amore, verso una persona o verso gli altri, o verso quello che si fa. Senza quello tutto, oltre che più difficile, è molto più arido.