Per profezia che si autoavvera si intende, nella psicologia e nella sociologia, un fenomeno, derivante da comportamenti singoli o di massa, che fa sì che qualcosa che, previsto o anche solo immaginato, si realizza per il fatto stesso che era stato espresso. Un fenomeno oggetto di studio da parte di molti psicologi e sociologi, che ha probabilmente avuto in Paul Watzlawick, sociologo e filosofo austriaco, naturalizzato americano, uno degli esponenti più autorevoli, facendone oggetto di diverse sue pubblicazioni (come la fondamentale Pragmatica della comunicazione).
Non più tardi della settimana scorsa abbiamo letto un editoriale, su The economist, di Mario Draghi, anche se non firmato (come tradizione di quella rivista), che metteva in guardia sui rischi per l’Unione Europea in mancanza di un’analisi critica sull’attualità di alcune regole e sulla relativa necessità di un loro adeguamento ad una realtà profondamente cambiata negli ultimi anni, sia a livello di confederazione europea sia, forse in misura ancora maggiore, di equilibri mondiali.
Fatto sta che, passati pochi giorni, ieri la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, in scadenza di mandato e, quindi, in procinto di “affilare le armi” per l’eventuale rinnovo (impresa non semplice), ha comunicato di aver incaricato il nostro “Supermario”, definito una “delle più grandi menti economiche europee”, affinchè predisponga uno studio sul futuro della competitività europea (guarda caso, proprio ieri è uscito un report da parte della società di consulenza Jato Dynamics che dice che il prezzo medio, in concessionaria, di un’auto elettrica “made in China” è circa il 30% inferiore a quello dell’automotive europeo, mentre Boston Consulting prevede che da qui al 2040 la quota di mercato globale delle case automobilistiche europee potrebbe scendere dal 26% al 12%). Peraltro si è affrettata a dichiarare che il report verrà pronto a giugno 2024, e quindi successivamente alle elezioni europee che dovrebbero dar vita ad una nuova Commissione.
L’idea sarebbe maturata, appunto, dopo l’editoriale de L’economist, rientrando di diritto nel fenomeno di cui sopra.
Una nomina che, forse, indirettamente, potrebbe sembrare anche una risposta al nostro Governo, ultimamente piuttosto critico nei confronti del Commissario agli affari economici Paolo Gentiloni (se ne è avuta una conferma anche ieri, con la Premier Meloni che proprio ieri lo ha testualmente definito “spesso critico e non collaborativo”). Ma che, dall’altra parte, potrebbe anche avere un preciso significato politico, vista l’alta considerazione in cui è tenuto l’ex Presidente BCE, “hombre vertical”, il cui richiamo alle Istituzioni è noto a tuttie che “non si fa tirare per la giacchetta” da nessuno.
Oggi la BCE è chiamata ad esprimersi sui tassi in un contesto macro-economico non semplice.
Se si guarda agli USA, i dati sull’inflazione pubblicati ieri ci dicono cose tra loro un pochino contraddittorie. Nell’ultimo mese i prezzi, infatti, sotto la spinta della benzina (+ 10,6% in un mese), hanno avuto un incremento di oltre il 3,7%, molto di più rispetto al 3,2% di luglio e anche rispetto al 3,6% previsto dagli analisti. Di contro, l’inflazione core, e quindi depurata dalle componenti più variabili (i carburanti tra quelli) si è attestata, in agosto, al 4,3%, meno del 4,7% di luglio, e in linea con le attese. Da qui il discreto andamento per i mercati americani (Nasdaq + 0,38%).
Situazione un po’ più articolata in Europa, dove preoccupa non poco la situazione della Germania, in evidente stallo. Dove, però, i falchi (in primis Isabel Schnabel, membro del Comitato Esecutivo BCE) potrebbero indurre la Presidente Lagarde ad un nuovo ritocco dello 0,25%, in attesa che la settimana prossima si esprima la FED americana, per la quale le previsioni si spingono al 97% di probabilità (nell’ultima rilevazione della settimana scorsa erano il 92%) che tutto rimanga invariato (mentre non è detto che in almeno uno dei 2 prossimi meeting, a novembre e dicembre, non ci sia un ritocco).
Gli indici asiatici si muovono questa mattina intorno alla parità.
Il Nikkei a Tokyo e Shanghai in Cina cedono un frazionale 0,15/18%, mentre di contro a Hong Kong l’Hang Seng sale di circa lo 0,20%.
In rialzo più deciso le altre piazze: Seul sale dell’1%, Sidney dello 0,7%, in India Mumbai dello 0,4%.
Ovunque positivi i futures, con segni più che vanno dallo 0,48% per il Nasdaq allo 0,78% per l’Eurostoxx 50.
Ulteriore progressione del petrolio, con il WTI che valica i $ 89 (89,09).
Gas naturale Usa a $ 2,723, + 1,49%.
Oro a $ 1.911,90 (- 0,23%).
Spread in ulteriore avvicinamento a 180 bp (177,8), con il BTP al 4,44%.
Bund tedesco a 2,64%.
Treasury Usa in restringimento, al 4,22% (dal 4,28% di ieri).
€/$ a 1,0747, sulle attese delle decisioni della BCE.
Bitcoin oltre quota $ 26.000 (26.255).
Ps: questa estate sarà ricordata (anche) per il clamoroso successo del film Barbie, che ha portato ai propri produttori un incasso di oltre $ 1,44 MD, diventando un vero e proprio cult, soprattutto tra gli adolescenti. Diversi gli “effetti collaterali”. Uno di questi riguarda Birkenstock, la società produttrice dei sandali indossati dalla protagonista. “Cogliendo l’attimo”, infatti, la società ha deciso di quotarsi a Wall Street, con una valutazione che “la moda del momento” pare possa spingere sino a $ 8 MD.