Giovedì la borsa americana, in concomitanza con i dati sull’occupazione del settore privato migliori delle previsioni, aveva lasciato sul terreno oltre l’1%, preoccupata per un ulteriore irrigidimento delle politiche monetarie della FED. Venerdì sono stati resi noti quelli sull’occupazione “globale”, anche questi migliori del previsto (sono stati creati 223.000 nuovi posti di lavoro, contro i 200.000 attesi, con la disoccupazione scesa al 3,5%, un livello che non si vedeva dagli anni 60). Per contro, Wall Street ha reagito con rialzi consistenti: S&P 500 + 2,28%Nasdaq + 2,78%, Dow Jones + 2,13%. Quella che in prima battuta può sembrare un’evidente contraddizione (il giorno prima a fronte di un dato occupazione più positivo mercati negativi, il giorno successivo, con una disoccupazione ai minimi storici, sintomo di una situazione economica ancora forte, che tiene “a distanza” la recessione, in mercati rispondono con il miglior risultato di questo primo scorcio di anno) ad un’analisi più attenta dimostra che il rimbalzo si poggia su un elemento piuttosto rilevante sulla strada delle dinamiche inflazionistiche. Una delle maggiori preoccupazioni, infatti, per gli “addetti ai lavori” è che l’inflazione si “trasferisca” sui salari, vanificando, almeno in parte, le decisioni di politica monetaria delle banche centrali. Da quanto si è visto, invece, gli stipendi medi orari sono cresciuti “solo” del 4,6%, percentuale ben inferiore all’inflazione media negli Usa (intorno al 7%). Cosa che potrebbe spingere la FED a limitare il prossimo rialzo (previsto il 1° febbraio, quando si terrà la prossima riunione della Banca Centrale) ad uno 0,25%.
Un’inflazione che rimane ben più alta in Europa: l’Eurostat, la società di statistica europea, ha comunicato che, a livello UE, i prezzi sono aumentati, su base annua, a dicembre, del 9,2%, in rallentamento dal 10,1% di novembre. Si va dal 20,7% della Lettonia al 5,6% della Spagna, passando dal 12,3% dell’Italia (si parla di “inflazione armonizzata”) al 9,6% della Germania e al 6,7% della Francia. Mentre è salito il dato dell’inflazione “core”, passato dal 5% di novembre al 5,2% di dicembre. Tutti elementi (inflazione globale in diminuzione, ma anche a livelli molto alti, inflazione core ancora in salita) che consigliano un atteggiamento piuttosto prudente da parte delle autorità monetarie europee.
Intanto oggi il nostro Governo riceve visite: oggi a Roma Giorgia Meloni riceverà Ursula von der Leyen. Diversi saranno gli argomenti che verranno trattati; tra questi, un posto di rilievo lo occuperà, ancora una volta, il PNRR, passaggio fondamentale per il nostro equilibrio finanziario: da qui a giugno, se vorremo ottenere la prossima rata da € 18,4MD, dovremo raggiungere 27 target, di cui 12 a marzo e 15 giugno, con alcuni obiettivi che, molto probabilmente, verranno ridiscussi, in considerazione del fatto che alcuni sono considerati irraggiungibili (vd la sperimentazione dell’idrogeno per i trasporti).
In ultimo la Cina. L’inversione di rotta da parte del Governo (la tolleranza zero stava provocando proteste sempre più forti in tutto il Paese) si sta traducendo in una rapida diffusione del virus in tutto il Paese. Una situazione che potrebbe essere resa ancora più grave dall’arrivo del Capodanno cinese, per il quale si prevedono spostamenti di decine (se non centinaia) di milioni di cittadini, con prenotazioni di treni e aerei che proseguono senza sosta. Ma se treni e aerei vanno verso il tutto esaurito, così non è per il traffico navale. La nuova ondata di epidemia sta portando, infatti, a nuovi blocchi dell’attività portuale, da cui passa buona parte delle esportazioni del Paese, sede di alcuni dei principali porti al mondo: Shanghai è il 1° scalo al mondo per movimentazione di container, seguito Shenzen (4° al mondo) e Qingdao (6°). Si calcola che, a causa della diffusione del virus, in molti porti sia operativo solo ¼ della forza lavoro.
In tutto questo, la seconda settimana dell’anno si apre con tutti i mercati asiatici in “gran spolvero”. A Tokyo il Nikkei cresce dello 0,59%, mentre Shanghai sale dello 0,58%. Ancora “sugli scudi” Hong Kong, che incrementa di un altro 1,75% (da ottobre il rialzo ha ormai raggiunto circa il 45%). Seul in rafforzamento del 2,5%, in India Mumbai + 1,2%.
A dare ulteriore slancio i futures europei e americani, tutti in rialzo.
Bene anche le materie prime, tutte con il segno verde.
Petrolio che continua il suo recupero, con il WTI a $ 75,00 (+ 1,56%).
Si riavvicina ai $ 4 il gas naturale Usa, a $ 3,859 b(+ 3,80%).
Oro che fa un nuovo balzo verso i $ 1.900: questa mattina lo troviamo a $ 1.885,50, + 0,75%.
Spread sullo “spartiacque” dei 200 bp: questa mattina fa segnare 200,7, per un rendimento del BTP intorno a 4,30%.
Forte recupero del Treasury Usa, il cui rendimento scende al 3,55% dal 3,75% di venerdì.
€/$ a 1,0674, con la moneta unica in leggero rafforzamento.
Torna a far capolino sopra i $ 17.000 il bitcoin: questa mattina tratta a $ 17.200, + 0,45%.
Ps: gli italiani, come noto, sono un popolo di “santi, poeti e navigatori”. Ma non solo. Sappiamo che siamo anche un Paese di risparmiatori. Ma non solo. Siamo anche un Paese di “giocatori”. Nel 2022 sono state fatte puntate al Superenalotto, per € 1,5 MD (solo a dicembre, comprendendo le puntate al SuperStar, sono stati “giocati” € 170 ML), senza che, in tutto il corso dell’anno, sia stato realizzato un 6. Tanto che il montepremi ha raggiungo, lo scorso sabato, € 340,7 ML.