Oggi si dovrebbe conoscere l’esito delle elezioni americane di Midterm. Un risultato abbastanza scontato, almeno stando alle previsioni, con il Presidente Biden al 40% di popolarità, livello che conferma ancor di più l’insoddisfazione dei cittadini americani verso il Capo della Casa Bianca. In più, non lo aiutano un’inflazione oltre l’8%, con il 70% della popolazione insoddisfatta di come sta procedendo l’economia. Si da per certa la vittoria dei Repubblicani alla Camera, mentre più incerto appare lo scrutinio al Senato, dove si rinnovano 35 seggi (mentre alla Camera il “ricambio” è totale). Se le aspettative fossero rispettate avremo, quindi, di fatto, un Presidente “dimezzato”, con un’ Amministrazione costretta a trovare ogni volta un compromesso per riuscire ad attuare qualsiasi azione di governo. Una situazione che, tutto sommato, potrebbe non dispiacere ai mercati, che vedrebbero di buon grado politiche fiscali meno restrittive, come il manuale del “buon repubblicano” prevede.
Discorso ancora più importante se si guarda alla guerra in Ucraina. Sono sempre più insistenti le notizie relative a presunti contatti diplomatici tra Usa e Russia per trovare uno sbocco di pace: anche su questo tema, un Parlamento a “trazione” Repubblicana potrebbe convincere il Presidente Biden, fin ad ora fermo sulle proprie posizioni, sulla necessità di una soluzione che ponga fine all’escalation bellica, con il rischio nucleare, ipotesi comunque al momento alquanto remota, ben presente.
Casualmente (ma forse neanche troppo) ieri la Banca Centrale russa, guidata dalla Governatrice Elvira Nabiullina, che a marzo è stata riconfermata dopo che aveva cercato di prendere le distanze dal Presidente Putin, ha fatto un quadro abbastanza preoccupante sulle conseguenze della guerra (nel caso dovesse ulteriormente protrarsi). In realtà, la Bank Rossii (la Banca centrale russa) ipotizza 3 scenari: quello di base, uno più favorevole e uno piuttosto pessimistico. In base al 1°, l’economia globale dovrebbe procedere senza grossi scossoni: un po’ quello che si sta verificando in questa fase, con le Banche Centrali impegnate a ridurre l’inflazione a suon di rialzi dei tassi, attente a non far “precipitare” in recessione i vari Paesi. Mentre l’economia russa continuerà la sua fase difficile, con il PIL che quest’anno arretrerà intorno al 3/3,5% (quindi non in maniera così catastrofica, nonostante le sanzioni comincino a farsi sentire), per tornare a crescere nel 2025 (+ 1,5/2,5%), e un’inflazione che dovrebbe posizionarsi tra il 5 e il 7% nel 2023. Il secondo scenario, più ottimistico, è quello meno realistico, ipotizzato quasi per “dovere” istituzionale. Mentre il terzo, che sembra essere quello più accreditato, delinea scenari piuttosto difficili, con un’inflazione che resiste alle politiche rigoriste delle Banche Centrali, il debito che continua a crescere e la recessione che scuote i mercati. Il tutto “condito” da un aggravamento delle tensioni geo-politiche e l’ulteriore imposizione di nuove sanzioni alla Russia. Il mondo, quindi, almeno stando alla Governatrice russa, piomberebbe nuovamente in una crisi in tutto e per tutto simile a quella del 2008-2009. Motivo in più per spingere le diplomazie internazionali a trovare il modo di far sedere al tavolo delle trattative i contendenti.
In tutto questo, restringendo il campo, il nostro Governo è impegnato, tanto per cambiare, a “trattare” con l’Europa: questa volta oggetto delle discussioni è il Patto di stabilità, che, come noto, dal 2023 tornerà ad essere attuato, seppur in una forma più attenuata. O meglio, “modellato” sui singoli Paesi, con un occhio di riguardo per quelli più fragili che, però, dovranno dare prova di saper mantenere le promesse sul rientro del debito e sul contenimento della spesa. Con l’Italia che, ovviamente, entra di diritto in questa schiera: insomma, una sorta di PNRR “continuativo”, in cui, però, non ci saranno nuove erogazioni di denaro, ma la possibilità di trattare misure “ad hoc”, con la possibilità di rientri agevolati e, quindi, uno sforamento rispetto al 3% di deficit previsto dai trattati.
Questa mattina mercati asiatici in ritirata: a Tokyo il Nikkei arretra dello 0,53%, un livello analogo a quello di Shanghai (- 0,56%). Più pesante Hong Kong, dove l’Hang Seng perde quasi il 2 % (1,95%).
Futures leggermente negativi sulle piazze occidentali.
Petrolio che fa un passo indietro, con il WTI a $ 88,78 (- 0,26%).
In crescita, invece, il gas naturale Usa, a $ 6,312 (+ 2,69%).
Oro a $ 1.714. – 0,19%.
Ancora in recupero lo spread, che si porta a 210 bp; BTP al 4,35%.
Treasury al 4,13% dal 4,22% del giorno precedente.
Recupera l’€, con l’€/$ sopra la parità a 1,0067.
Forte calo del Bitcoin (18.351, – 7,37%). A determinare la caduta la crisi di Ftx, una delle piattaforme più in uso, salvata solo dal provvidenziale intervento di Binance, forse la più nota, che ha deciso l’acquisizione della sua concorrente in crisi di liquidità. Tutto il mondo delle criptovalute, quindi, ha subito un forte contraccolpo,, con Coinbase che ieri ha chiuso le contrattazioni in calo di oltre il 10%, e il bitcoin tornato più o meno ai valori di inizio 2021.
Ps: e così da ieri l’Italia vanta 12 chef tristellati. Ad aggiungersi Antonino Cannavacciuolo, con il suo Villa Crespi ad Orta S. Giulio. Una rincorsa lunga 16 anni, da quando, nel 2006, ricevette la 2° stella Michelin. Una ulteriore evidente conferma che non eccelliamo solo nei motori…