Dopo 82 giorni di resistenza, ieri si sono arresi a Mariupol i primi 260 soldati ucraini, appartenenti all’ormai famoso “Battaglione Azov”, asserragliato all’interno dell’acciaieria Azovstal, il più grande centro metallurgico in Europeo. Una resa (o meglio, un inizio di resa, visto che all’interno della fabbrica si stima possano esserci ancora circa 600 militari) piena di significati. Il primo, evidente, è la conquista, da parte dell’esercito russo, di Mariupol, città simbolo della resistenza ucraina. Il secondo è che viene raggiunto l’obiettivo di “collegare” il Donbass alla Crimea, con un corridoio sul Mar Nero. Di fatto, quindi, all’Ucraina rimane, per ora, lo sbocco di Odessa. Il terzo ha un valore simbolico e “motivazionale”: con la vittoria dell’Azvostal la “propaganda” russa rialzerà la testa e c’è da credere che il morale delle truppe in territorio ucraino torni a salire, dopo che nelle ultime settimane erano state costrette a retrocedere, con voci di numerose diserzioni. Si aprono, quindi, scenari nuovi sul fronte bellico, anche se non è ancora chiaro se l’esercito russo continuerà a concentrarsi sulla zona o se, invece, il conflitto tornerà ad allargarsi (cosa per la quale, comunque, saranno indubbiamente necessari rinforzi).
Di certo si stanno aprendo “scenari” nuovi sul fronte energetico e delle sanzioni.
Ieri l’Eni ha ufficializzato l’apertura di un conto in rubli c/o GazpromBank, suscitando una certa irritazione nella UE e nei Paesi alleati, molti dei quali contrari al “ricatto” di Putin. Viste le difficoltà nell’arrivare a sancire l’embargo verso le forniture energetiche, si sta facendo largo la proposta Usa di applicare dei dazi sull’import, in modo da penalizzare le entrate economiche di Mosca senza, allo stesso tempo, creare “distorsioni” sul mercato petrolifero che potrebbero creare problemi alla stabilità dei prezzi. La maggiore difficoltà potrebbe consistere nella definizione dell’entità dei dazi, che dovrebbero certo ridurre le entrare russe ma, allo stesso tempo, garantire un minimo di “marginalità” all’esportatore, tale da evitare di disincentivare l’export.
UE e Usa stanno, tra le altre cose, definendo un piano di aiuti all’Ucraina che possa garantire la “sopravvivenza” finanziaria nei prossimi 3 mesi: si sta lavorando ad uno stanziamento di circa € 15MD (finanziamenti a lunga scadenza con garanzie europee e interessi pagati dal bilancio UE). Peraltro già si sta lavorando ad un vero e proprio nuovo “Piano Marshall” per la ricostruzione post-bellica (già battezzato Rebuild Ukraine), che sarà strutturato sul modello del Next Generation Eu–Recovery Plan e consisterà in un mix di finanziamenti e sussidi.
E se l’Ucraina senza gli aiuti di Europa e Usa sarebbe al collasso, la Russia non è messa molto meglio.
Al di là della “spavalderia” di Putin, l’economia russa è in caduta libera: PIL – 12%, tassi al 14%, inflazione forse ancora superiore, disoccupazione ogni giorno in aumento. E il prossimo 25 maggio ci saranno 2 nuove scadenze del debito russo, con il Tesoro americano che sembrerebbe non intenzionato, a momento, a prorogare l’esenzione alle sanzioni che ha permesso il rispetto delle scadenze dei mesi scorsi: se il pagamento non avvenisse, scatterebbe automaticamente il default, con conseguenze pesanti per le già in difficoltà casse russe.
Questa mattina le borse asiatiche appaiono contrastate.
Nikkei che chiude vicino al + 1% (0,94%), grazie ai dati sul PIL più confortanti delle attese, con Hong Kong al momento sulla parità e Shanghai appena debole (- 0,26%).
Ieri sera Wall Street ha chiuso le contrattazioni sui massimi di giornata, con il Nasdaq a + 2,62% e il Dow Jones a + 1,34%.
Futures Usa al momento deboli, mentre quelli europei traggono vantaggio dalle chiusure americane di ieri sera.
Petrolio sempre sostenuto, con il WTI a $ 112,95.
Cede qualcosa il gas naturale (– 1,65%), comunque sempre sopra i $ 8 (8,181).
Torna sui suoi passi l’oro, che questa mattina vale $ 1.809 (- 0,59%).
Spread sempre intorno ai 190 bp: il ritorno del bund oltre l’1% di rendimento riavvicina però il nostro BTP al 3%.
Sorte analoga per il treasury, che questa mattina si porta al 2,96% (ieri 2,92%).
€/$ stabile a 1.0522, con l’€ che ritrova stabilità grazie alle previsioni di un rialzo dei tassi (0,25%) già a luglio, come ha lasciato intendere Klaas Knot, il Governatore della Banca Nazionale dell’Olanda, che ha dichiarato che con luglio c’è da attendersi l’inizio della exit strategy da parte della BCE.
Bitcoin che “gira” sempre attorno ai $ 30.000: questa mattina lo troviamo a 29.762, – 2,46%.
Ps: giornata storica ieri al Giro d’Italia. Per la prima volta, infatti, un corridore di colore, l’eritreo Biniam Girmay, ha vinto una tappa di un grande Giro, “sdoganando” una volta di più il ciclismo africano. Tra l’altro va ricordato che lo stesso corridore a marzo aveva già vinto una grande classica di un giorno come la Gand-Wevelgem. La poca abitudine ai festeggiamenti, però, è costata cara al ciclista: durante la cerimonia di premiazione il tappo della bottiglia di spumante lo ha colpito all’occhio, costringendolo quasi sicuramente al ritiro.