Il governo Draghi sembra voler introdurre una nuova tassa per il settore energetico, la tassa extra profitti. Vediamo di cosa si tratta.
La decisione di inserire in una bozza di un decreto legge una tassa sugli extra profitti vede le sue ragioni nel voler contrastare gli incrementi avvenuti sia sul fronte delle bollette della luce e del gas sia per quanto riguarda il costo del carburante. Grazie a questa nuova tassa sugli extra profitti infatti il governo italiano spera di riuscire ad incassare quattro miliardi, da poter poi distribuire in aiuto a quelle famiglie e a quelle imprese che si trovano in grave difficoltà economica a causa della crisi energetica.
I tentativi di contrasto di tale situazione si sono già visti nell’attuazione da parte del governo italiano di diversi pacchetti di bonus, tra cui il Bonus sconto in bolletta e il Bonus carburante.
Tassa sugli extra profitti: quali sono le modalità e chi sono gli interessati
La tassa sugli extra profitti viene definita all’interno della bozza del decreto come un prelievo straordinario del 10% applicato sull’extra profitto superiore a cinque milioni. Tale tassa riguarderà i produttori e i rivenditori di energia elettrica, di prodotti petroliferi, di gas metano e di gas naturale.
Secondo il decreto legge non dovrebbero rientrare però tutti i componenti della filiera energetica. Sarebbero esclusi infatti i soggetti facenti parte del solo trasporto e della distribuzione del gas e dell’energia elettrica. Rientrerebbero quindi invece nella tassa tutti i produttori, i rivenditori ed importatori operanti nel campo energetico.
Il contributo straordinario avrà come base imponibile l’incremento del saldo tra le operazioni attive e passive, riferite dal 1 ottobre 2021 al 31 marzo 2022, rispetto al periodo dal 1 ottobre 2020 al 31 marzo 2021. Tale tassa non sarà dovuta se l’incremento risulterà inferiore al 10%. Questa tassa però potrebbe subire delle eventuali modifiche future, avendo già scatenato diverse polemiche, tra cui anche il “no” di Confindustria.