Eccoci all’ultimo appuntamento dell’anno.
Un anno che finisce in modo molto simile a come era iniziato: 12 mesi fa si era nel pieno del lockdown, ora, almeno da un punto di vista normativo, non siamo “blindati” in casa, ma, di fatto, siamo tornati a vivere una sorta di “isolamento volontario”, con la psicosi da “contagio” che si sta appropriando delle nostre vite. Peraltro il muro alzato dai vaccini da una parte, la minor aggressività del virus (seppur con una trasmissibilità circa 4 volte superiore alla precedente variante Delta) dall’altra, oltre al fatto che le misure di tutela sono ormai entrate a far parte delle nostre abitudini di vita, ci permettono di non bloccare le attività produttive e di continuare, seppur in mezzo a nuove restrizioni e sempre maggiori attenzioni, a condurre un minimo di vita sociale. Mai il numero dei contagi aveva raggiunto questi livelli: eppure le strutture sanitarie “reggono” il colpo e il numero dei decessi, per quanto salito enormemente in queste settimane, rimane ben lontano dalle cifre apocalittiche dell’inverno scorso.
Come ogni fine anno, quindi, è il momento dei numeri. Numeri che confermano che il virus sia stato una sorta di “propulsore” per i mercati finanziari, con le borse di tutto il mondo, salvo qualche rara eccezione, che hanno tratto vantaggio dalla sua diffusione e dal fatto che “sia ancora tra noi”.
In realtà, come ben sappiamo, il ragionamento è un po’ più articolato e si basa su una semplice considerazione, che tutti abbiamo imparato a conoscere: fino a quando saremo ostaggio della pandemia, le banche centrali ed i governi dovranno vigilare con grande attenzione e dovranno in ogni modo evitare contraccolpi sulle economie. Contraccolpi che potrebbero avere effetti devastanti su occupazione, consumi, crescita.
A livello globale la crescita delle borse è stato pari a circa il 20%. Per una volta, l’Europa capeggia la classifica. La “star” assoluta è stata, quasi incredibilmente, l’Italia: infatti l’indice Italia Growth ha ottenuto la performance migliore in assoluto, con un + 56,20%. Al secondo posto un altro settore del nostro indice Ftse: l’Italia Star ha raggiunto il + 44,22%. Al 3° posto troviamo la borsa israeliana, con l’indice Tel Aviv 25 che ha realizzato il + 32,51%. Parigi (Cac 40) al 4° posto, + 29,36%. Il maggior indice al mondo, lo S&P 500, si piazza al 7° posto, con + 27,43%, seguito dal nostro FTSE MIB con + 23.44%. Nasdaq + 22,5%, Stoxx Europe + 22,42%, Dow Jones + m18,92%, FTSE Londra + 15,02%, Nikkei + 5,92%, Shanghai Composite + 4,52%. Negative Shenzen – 4,90%, Bovespa Brasile –à 11,89%, Hang Seng di Hong Kong – 14,51%.
A livello si singoli settori, in Europa spiccano le banche (+ 34,28%) e la tecnologia (+ 33,83%). Seguono Media (+ 32,07%) e Costruzioni (+ 31,15%).
La crescita dell’indice MIB ha fatto salire la capitalizzazione delle società quotate a € 757 MD. Un altro indicatore che conferma la positività del trend è il numero delle IPO, ben 49, il più alto dal 2000. Solo 5, però, quelle che si sono quotate sul nostro mercato principale, mentre ben 44 hanno scelto l’Euronext growth (l’ex Aim). Le OPA, invece, sono state 21, per un contro valore di circa € 7 MD.
Se i listini azionari hanno continuato a dare segnali di forza, non così si può dire per i settore obbligazionario. Il MOT, il mercato obbligazionario, comprende 1386 titoli quotati (159 titoli di stato, 57 obbligazioni, 1170 €urobond). A livello globale, i bond investment grade (quelli più “sicuri”) hanno avuto un rendimento medio negativo pari a circa il – 1%, mentre quelli più “speculativi” (high yeld) si sono collocati intorno al + 3% in Europa e al + 4% negli USA. Peraltro, la complessità del settore e l’ampia tipologia di emissioni, nonché l’incidenza della valuta di riferimento, rende piuttosto difficile sintetizzare l’andamento del settore. Di certo il divario con quanto offerto dal mercato azionario rimane molto ampio, per quanto i nuovi scenari che si stanno prospettando porteranno quasi sicuramente ad una diminuzione della “forbice”.
Tutti gli analisti e le banche d’affari ci dicono che il 2022 vedrà una crescita del PIL (a livello globale) tra il 4 e il 4,5% (Italia 4,7%). Il PIL globale dovrebbe superare, nel 2022, per la 1 volta in assoluto, i $ 100.000 MD. Nel medio termine, se i trend venissero confermati, la Cina supererà gli USA come prima economia al mondo nel 2030, mentre l’India dovrebbe salire al 3° posto. Nel 2033 la Germania dovrebbe portarsi al 4° posto, superando il Giappone.
Cosa dobbiamo aspettarci, per quanto riguarda le scelte di allocazione, per l’anno che verrà?
L’aumento dell’inflazione, che negli ultimi mesi ha raggiunto negli USA livelli che non si vedevano dalla fine degli anni 80 (+ 6,8%) ed in Europa il 4,9%, porterà con sé il rialzo dei tassi. Alcune banche centrali (Regno Unito, Norvegia) hanno già dato segnali di irrigidimento, mentre la FED americana ha fatto chiaramente capire che nel 2022 dovremmo assistere a 2 se non addirittura 3 rialzi. Più cauta la BCE, invece, che ha dichiarato di guardare con grande attenzione a quanto sta succedendo per non rischiare di sbagliare i “tempi dell’intervento”.
Per quanto vedremo, pertanto, alzarsi il rendimento delle obbligazioni, difficile che si colmi il divario con i rendimenti offerti dalle azioni (si tenga anche conto che l’aumento degli utili aziendali dovrebbe tradursi in una maggior distribuzione dei dividendi azionari, una voce importante per valutare il rendimento globale del comparto). Peraltro, soprattutto a partire dal 2° semestre, se le previsioni dovessero confermarsi, le politiche monetarie di maggior rigore consigliano una maggior cautela nelle scelte. Cautela che dovrà tradursi non solo in una maggior diversificazione tra i vari asset, ma anche all’interno degli stessi.
Per quanto riguarda, per esempio, il comparto azionario, 3 settori dovrebbero riservare le maggiori soddisfazioni. In primo luogo le banche, favorite dal rialzo dei tassi, che tornerà a premiare la loro attività “core”. In secondo luogo, ancora una volta, il tech, in tutte le sue componenti (robotica, la sicurezza informatica, il digitale, l’intelligenza artificiale, l’economia circolare-smart city, le tecnologie applicate alla transizione energetica). E infine le infrastrutture, sulla spinta dei piani fiscali e degli stimoli previsti dai vari interventi già varati (per es il Next Generation EU – Recovery Plan europeo).
A livello di aree geografiche, la Cina, dopo le difficoltà di quest’anno, in parte dovute alla sempre maggior “moral suasion” del Governo verso gli investitori, in parte, nell’ultima parte dell’anno, dalla crisi del settore immobiliare, a detta di molti gestori dovrebbe beneficiare di un generale rimbalzo.
In ultimo, non dimentichiamo che il 2022 sarà un anno elettorale: si inizia con l’Italia, dove tra 1 mese si eleggerà il Presidente della Repubblica. Tra 4 mesi, poi, sarà la volta della Francia, dove Macron cercherà la riconferma a capo dell’Eliseo, per arrivare poi in autunno alle elezioni di “Mid term” statunitensi.
Ma, ancora una volta, il vero “convitato di pietra” sarà ancora il Covid, con le eventuali varianti pronte a creare nuove paure e indebolire il vantaggio dei vaccini.
Oggi, come anticipato ieri, mercati occidentali chiusi. Indici Great China positivi (Hong Kong + 1,24%, Shanghai + 0,57%), mentre Tokyo ha chiuso l’ultima seduta dell’anno negativa (– 0,40%).
Non mi rimane che augurare Buon Anno. Senza aggiungere altro: sappiamo bene, infatti, cosa vorremmo per il 2022.
Ultimo “Ps” dell’anno: il Presidente Mattarella ha finito da poco il suo ultimo (forse) discorso di fine anno. Una cosa è apparsa evidente: la sua brevità, forse neanche una quindicina di minuti. Pochi i riferimenti alla politica (se non i passaggi doverosi), molti quelli dedicati alla gente comune e alle difficoltà con cui abbiamo imparato a convivere. E poi ha ringraziato per il sostegno ricevuto in questi anni. Ma credo che siamo noi che dobbiamo ringraziare lui. Se oggi l’Italia è tornata ad essere credibile, il merito è ascrivibile essenzialmente a lui, che ha avuto l’intuizione e il coraggio di chiamare l’uomo più rappresentativo alla guida del Governo.